sabato 9 marzo 2013

Panta Rei

Caro Amico,
mentirei se dicessi di non essere d'accordo con te al solo scopo di tenere viva la fiamma di questa discussione, anche a quasi un anno di distanza. Se la logica dell'efficienza ti è venuta a noia, bene, smetti di seguirla, e mi sembra che tu l'abbia già fatto. Decidi di vivere le tue emozioni e di abbracciare la Vita nell'infinita varietà delle sue sfaccettature, da quelle più luminose a quelle più opache e scure. Questo ti fa onore.
Ma quanti, dimmi, hanno il tuo coraggio? Quanti rinuncerebbero alla stabilità di una seppur misera condizione per solcare i mari dell'ignoto, di una precarietà di ideologie e convinzioni? La Storia ci insegna che le masse preferiscono rimanere salde alle vecchie idee, abbracciarle in tutto il loro putrefacente splendore, piuttosto che lasciarsi cadere verso l'incertezza del nuovo.
Questo poi non toglie che vi siano grandi uomini illuminati che intuiscono - se non addirittura comprendono - la situazione e agiscono di conseguenza... perché le ideologie sono transitorie, per quanto sia strano ammetterlo, proprio come la morale: quello che per te è giusto, per altri può non esserlo, e quello che per te è Bene, può essere il male assoluto per altri individui.
Secondo me, il paradosso si risolve ammettendo che non esiste una morale, non esistono ideologie durature che sia possibile decontestualizzare dall'ambiente e dal periodo storico nel quale sono state forgiate. 

 Per spiegare quanto la nostra morale sia effimera, ti illustrerò una storiella riferitami a suo tempo da un mio professore:
Alcuni antropologi si recarono nel cuore dell'Africa per studiare una tribù di individui che avevano coscientemente deciso, spaventati dai progressi tecnologici, di piombare nell'ignoranza di una nuovo Medioevo. Giunti al villaggio, furono accolti con tutti gli onori dal capotribù, furono invitati a mangiare con gli altri membri, furono loro presentate le donne ed i bambini, furono loro offerte le bevande più prelibate di cui quella tribù si serviva. I ricercatori non poterono fare a meno di notare il puzzo incredibile che i selvaggi emanavano, dal momento che la loro cultura di igiene personale era estremamente diversa da quella dell'Europa civilizzata. Dopo cena, furono invitati attorno al falò inaugurato nella piazza principale del villaggio, a ballare e a cantare le canzoni per la prosperità del raccolto. Charyou tree, lunga vita alle Messi.
C'era, però, un gruppo di persone della tribù che, da quando i visitatori erano entrati nel villaggio, se ne stavano in disparte, guardandoli con diffidenza. I ricercatori, timorosi di aver magari offeso senza intenzione quelle persone, chiesero al capotribù spiegazioni su quel comportamento. Egli rispose: vi stanno lontano perché puzzate da morire.

E chi puzzava, alla fine? I selvaggi che si lavavano con grande festa una volta all'anno, o i raffinati antropologi europei, che si insaponavano e sbarbavano tutte le mattine? 
Esiste una risposta? E soprattutto, è importante?
Sarebbe bello, amico mio, che tutti la pensassero come te ed avessero il coraggio di gettarsi nel vuoto ideologico, di cambiare, di crescere. Sarebbe bello, come dici tu, esprimere liberamente le proprie emozioni, lasciarle fluire e comunicarle alle altre benevole persone, che gioiranno per noi. 
Sarebbe bello. 
Ma utopistico. 
Ti rendi conto di quanto le nostre emozioni ci rendano vulnerabili? Di quanto l'espressione libera dei nostri sentimenti ci porti ad esporre il collo ad un potenziale predatore? 
Le emozioni sono un bene troppo prezioso per smerciarle: per questo dico che è necessario, se non mentire, mantenere un dignitoso silenzio sulle nostre vere emozioni, se si vuole sopravvivere.
Che poi si possa incontrare una persona fidata con cui aprirsi totalmente e scambiare qualche fendente dialettico, è una fortuna che rappresenta più un'eccezione che non la regola.
Per concludere, la differenza fondamentale tra le nostre idee, da quel che mi pare di capire, è che tu vedi nelle persone il riflesso del Bene e agisci di conseguenza; io sono più diffidente e, per istinto di sopravvivenza, adotto una strategia diversa. L'ideale sarebbe non legarsi completamente al Vecchio, ma nemmeno fare salti nel vuoto del Nuovo: con un po' di ragionamento e di logica, anche il futuro non appare poi così insondabile.
Buona vita, caro e fedele amico.         SH

Nessun commento:

Posta un commento